POSA IN OPERA - SEZIONE TECNICA

TECNICHE ALTERNATIVE

POSA IN OPERA - SEZIONE TECNICA

TECNICHE ALTERNATIVE

TECNICHE ALTERNATIVE DI POSA IN OPERA

Si identificano altre due tecniche di recente diffusione, per la posa di materiali lapidei in opere di pavimentazione o in opere di rivestimento di pareti:

1. Pavimenti sopraelevati


Pavimenti sopraelevati

Già in epoca etrusca si registrano testimonianze di pavimentazioni sopraelevate per consentire il passaggio di tubazioni di piombo o di aria riscaldata per climatizzare gli ambienti sovrastanti. Ai nostri giorni questa tecnica è stata ripresa per facilitare l’installazione e le continue modifiche alle reti tecnologiche ed impiantistiche presenti soprattutto negli edifici adibiti ad uffici, banche, centri direzionali.

I vantaggi di questo sistema di pavimentazione sono dati dalla grande flessibilità di utilizzo e dalla possibilità di modificare, integrare e accedere a tutte le componenti impiantistiche con grande facilità. Come specificato nella norma UNI EN 12825:2003 “Pavimenti sopraelevati” la composizione di una pavimentazione portante sopraelevata prevede una struttura di supporto orizzontale e verticale, composta da colonne metalliche regolabili e semplificando da un pannello costituito solitamente da materiale ligneo eventualmente con profili metallici perimetrali o di rinforzo centrali, sulla cui faccia superiore è incollata una lastra di rivestimento quasi sempre avente dimensioni di cm 60 x 60 e spessore da 1.5 a 3.0 cm.

Questa lastra di copertura è sempre più spesso realizzata utilizzando materiale lapideo, confermatosi prestazionale e sicuro nonché interessante dal punto di vista estetico. Non essendo accettabili differenze nella planarità e nelle dimensioni, le lastre di pietra che costituiscono la parte sommitale del modulo di pavimentazione delle strutture sopraelevate, devono avere delle tolleranze dimensionali veramente minime, nell’ordine di pochi decimi di millimetro, obbligando a sottoporre gli elementi lapidei ad un processo di calibratura effettuato da macchine speciali.

2. Pareti ventilate


Pareti ventilate

In questi ultimi decenni si è sviluppata, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, la tecnica del rivestimento cosiddetta a “parete ventilata”.

In pratica essa si basa sull’ancoraggio al supporto (travi o pilastri in cemento armato o metallo) tramite connettori di tipo meccanico o chimico, di una struttura metallica reticolare piuttosto complessa. Su questa struttura, le lastre lapidee talora anche di grandi dimensioni, trovano autonoma collocazione e supporto. Il pacchetto del rivestimento sarà dunque composto, in successione: dalla struttura muraria regolarizzata, da uno strato di coibentazione, da uno strato di ventilazione, dall’orditura di ancoraggio e dallo strato di rivestimento lapideo.
In questo modo si garantisce una elevata sicurezza e un certa celerità di esecuzione, nonché una migliore risposta dell’intero involucro edilizio dal punto di vista energetico (migliore isolamento termico, eliminazione di ponti termici ed onde termiche), della tenuta all’acqua, dell’eliminazione dei fenomeni di condensa. Non di poco conto è anche la valenza estetica che si riesce a conferire all’edificio tramite la costituzione di una “pelle” lapidea uniforme e modulare, con la possibilità di rivestire ampie superfici.

Gli elementi lapidei utilizzati per il rivestimento delle pareti ventilate possono avere dimensioni piuttosto ragguardevoli ed uno spessore variabile in base al tipo di materiale lapideo, al sistema di ancoraggio ed alle dimensioni delle lastre, che comunque non deve essere inferiore a 3 cm per le rocce granitiche ed i porfidi ed a 4 cm per gli altri materiali.

I vari sistemi di ancoraggio presuppongono delle lavorazioni specifiche sulle lastre, si possono comunque generalizzare regole e processi di lavorazione generalmente validi.
Innanzitutto le lastre devono essere di ottima qualità, esenti da difetti strutturali ed il più possibile integre. Le lavorazioni si devono concentrare sulle parti perimetrali delle lastre e non invadere con tagli od altro le parti centrali che devono mantenersi integre e resistenti.
I sistemi di fissaggio meno invasivi prevedono dei fori per l’applicazione di perni metallici oppure tagli continui sullo teste delle lastre, di spessore adeguato al fine di lasciare comunque uno spessore residuo sufficientemente resistente. La formazione di fori per i perni presuppone una precisione molto accurata in fase sia di lavorazione sia di posa in opera, mentre la fresata continua permette una collocazione più facile, consentendo lo scorrimento delle lastre sui supporti.

La collocazione in opera di questi prodotti presuppone una ottima conoscenza della tecnica e del sistema di ancoraggio adottato, nonché degli aspetti progettuali, quali la definizione formale finale, il progetto esecutivo con le rilevazioni particolari per il sistema di posa, le istruzioni e le distinte dei laboratori. Una volta sistemata la struttura di ancoraggio in modo perfetto, si collocano i singoli elementi nella loro sede tramite l’inserimento di perni, linguette e quant’altro portando ogni elemento a piombo e perfettamente complanare agli adiacenti elementi.

Particolare attenzione deve essere riservata alla formazione dei giunti di dilatazione ed ai materiali impiegati che devono essere compatibili con le caratteristiche fisico-meccaniche della pietra, nonché alla eventuale qualora si voglia rendere perfettamente impermeabile la superficie di rivestimento lapideo.
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