POSA IN OPERA - SCHEMI DI POSA

GIUNTI

POSA IN OPERA - SCHEMI DI POSA

GIUNTI

In correlazione alle connessioni con le altre parti strutturali, alle condizioni d’esercizio e alle condizioni ambientali, le pavimentazioni ed i rivestimenti sono soggette a tensioni di vario genere che possono provocare negli elementi lapidei fessurazioni, rotture, fuoriuscita dalla propria sede, con grave danno sia funzionale sia estetico.
Al fine di assorbire tali tensioni è necessario predisporre dei giunti specifici che permettano un controllato movimento tra le diverse parti dell’edificio.

I principali tipi di giunto sono:

  • Giunti strutturali
    sono quelli che ripetono, su tutti gli strati della pavimentazione, il giunto presente nel sottostante supporto strutturale; devono essere studiati ed eseguiti con particolare cura e possono richiedere la realizzazione di pezzi speciali;
  • Giunti desolidarizzanti (di separazione)
    separano la pavimentazione dalle parti che la delimitano o la attraversano come pareti e colonne assorbendo i differenti movimenti. Possono essere costituiti da una striscia di materiale comprimibile ma non deteriorabile (polistirene, polistirolo espanso) posta lungo le connessioni perimetrali con le pareti e solitamente vengono nascosti dall’impiego di zoccolini o zoccolature.
  • Giunti di dilatazione (e contrazione)
    permettono al pacchetto della pavimentazione di dilatarsi al variare delle condizioni di temperatura e di umidità; devono essere predisposti per contenere pavimentazioni non superiori ai 25 m² nel caso di interni e di 16 m² nel caso di esterni. Assai importanti specialmente in caso di posa di lastre di grande formato e spessore ridotto, in ambienti interni in presenza di riscaldamento a pavimento o forte insolazione come nel caso di ampie superfici finestrate, in esterno in climi dalla forte escursione termica stagionale ma soprattutto giornaliera; in tutti questi casi sarà necessario prestare un’attenzione ancora maggiore nella predisposizione dei giunti a pavimento interrompendo sempre superfici continue superiori a 7 mL.
    Questi giunti devono essere scelti conoscendone le prestazioni e la durevolezza tenendo altresì presente la tecnica e la tessitura di posa nonché il colore e la natura della superficie lapidea sulla quale rimarranno in vista.
  • Giunti di flessione
    permettono la compensazione delle variazioni dimensionali dovute ad alterazioni morfologiche, quali vibrazioni e deflessioni. Solitamente realizzati mediante l’interposizione di uno strato orizzontale tra il sottofondo e lo strato di allettamento o di collante, costituito da una guaina (tappetino) in polietilene con trama di canali in rilievo tra quadrati, la cui elasticità e deformazione in più direzioni garantisce la funzione di assorbimento delle sollecitazioni spesso in abbinamento a funzioni di desolidarizzazione e di impermeabilizzazione tra gli strati. Particolarmente utili su strutture deformabili come solette di autorimesse in prefabbricati cementizi, solai lignei o con travi in acciaio specie per ampie campiture, o per strutture mobili come ascensori o piattaforme elevatrici per box a scomparsa.
  • Giunti di ritiro
    servono a controllare e nascondere le fessurazioni dovute al ritiro nei massetti di calcestruzzo oltre che nelle pavimentazioni industriali. Quando il calcestruzzo indurisce c'è sempre una riduzione di volume che ne provoca la fessurazione, tagliando il pavimento ad intervalli regolari, se ne indebolisce la struttura su punti precisi in modo che tali fessurazioni "preferiscano" i percorsi prescelti. Questi giunti, adeguatamente progettati e realizzati, sono in pratica una soluzione estetica finalizzata ad avere una superficie ordinata e senza crepe fuori posto, ma anche una soluzione funzionale che permette di localizzare ove, nel pavimento lapideo, sarà indispensabile prevedere adeguati giunti di contrazione. Dovrebbero essere progettati in modo da formare preferibilmente quadrati o rettangoli la cui larghezza non superi mai una volta e mezza la lunghezza; la distanza fra i tagli dovrebbe essere da 24 a 30 volte lo spessore del pavimento, e la loro profondità di 1/4 dello spessore. Per esempio su un massetto di 20 cm potremmo prevedere quadrati di 4,8 metri, oppure rettangoli al massimo di 3,2 x 4,8m e la profondità dei tagli dovrebbe essere di almeno 5 cm. Giunti poco profondi non consentono alle fessurazioni di innestarsi al posto giusto, con la conseguenza che molto probabilmente appariranno a casaccio sulla superficie.

In commercio si possono trovare essenzialmente due grandi famiglie di giunti elastici di dilatazione (e compressione): quelli in profilati da inserire e quelli sotto forma di materiale sigillante da colare nel giunto.
Questi ultimi sono i più idonei all’applicazione su pavimenti in materiale lapideo in caso di formati squadrati con lati segati e una ridotta dimensioni delle fughe (nell’ordine di pochi millimetri).
Mentre per materiali dai formati irregolari (opus, cubetti, ciottoli) oppure squadrati ma aventi lati tranciati che comportano necessariamente fughe di maggior ampiezza (nell’ordine di qualche centimetro) si è soliti operare inserendo nel giunto profilati a “V” in materiale plastico preintasato con sigillante siliconico.

Negli anni si sono adottate anche tecniche innovative, nonché semplici accorgimenti di facile impiego e basso impatto estetico, che hanno mostrano risultati soddisfacenti per talune pavimentazioni in Porfido o in pietra naturale con posa su allettamento in malta e giunti importanti sigillati con boiacca cementizia, quali:

  • interruzione della trama della pavimentazione con fasce di cubetti o ciottoli con allettamento e sigillatura in sola sabbia;
  • inserimento, per pavimentazioni in cubetti, di sequenze di arcate con allettamento e sigillatura in sola sabbia;
  • intasamento di giunti di spessore superiore al centimetro con resina elastica colata a caldo.
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